Recensione CD di Marco del Vaglio in Critica Classica del 22 Agosto 2019 – “Liszt: Les harmonies de l’esprit”
Agosto 22, 2019

Nella vita di Franz Liszt (1811-1886), le crisi mistiche si alternarono a momenti nei quali seguì comportamenti decisamente lontani dai valori religiosi, ai quali sembra anelasse sin da adolescente.
Questo almeno fino al 1865, quando ricevette in Vaticano la tonsura e gli ordini minori, appropriandosi anche del titolo di abate e focalizzò la sua produzione prevalentemente sul repertorio sacro.
Già in anni precedenti, comunque, aveva fornito apporti musicali di notevole valore e, nell’ambito di questo repertorio, si è mossa la cosentina Ingrid Carbone, figura eclettica di pianista e docente universitaria di matematica, per il suo cd di esordio intitolato “Les harmonies de l’esprit”, recentemente pubblicato dalla Da Vinci Classics.
Il disco si apre con “Après une lecture du Dante” (Fantasia quasi sonata), che risale al 1849.
Si tratta del pezzo più lungo ed elaborato appartenente al secondo volume de “Les Années de Pèlerinage”, il primo dei due dedicati all’Italia, e fa riferimento alla Divina Commedia, descrivendo i differenti stati d’animo delle anime dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso (con una netta predilezione dell’autore per i passaggi “infernali”).
Il secondo brano, Consolations, six pensées poétiques (1849-1850), è anch’esso strettamente legato alla letteratura in quanto si riferisce ad un’omonima raccolta di poesie del francese Charles Sainte-Beuve (pseudonimo di Joseph Delorme), pubblicata nel 1830, ma c’è anche chi ha voluto vedere come riferimento la lirica Une larme, ou Consolation di Alphonse de Lamartine, dalla raccolta Harmonies poétiques et religieuses (utilizzata da Liszt nel 1847 per un ciclo pianistico avente il medesimo titolo).
Si passa quindi al celeberrimo “Sogno d’amore” in la bemolle maggiore, posto al termine di Liebesträume S. 541, trittico datato 1850, concepito inizialmente come una breve raccolta di lieder, avvalendosi dei testi di Ludwig Uhland e Ferdinand Freiligrath, due letterati tedeschi coevi di Liszt.
In particolare la traduzione di questo brano conclusivo, porta con sé un grande equivoco perché il “sogno” non è quello fra due innamorati, ma consiste nel ricordo di una persona amata che non c’è più.
Chiusura con St. Françoise de Paule marchant sur les flots in mi maggiore, seconda delle Deux Légendes S. 175 (entrambe scritte nel 1863, con la prima incentrata sulla predica di S. Francesco agli uccelli, in uno stile che anticipa Messiaen).
Il pezzo descrive il miracolo compiuto dal santo, quando attraversò lo stretto di Messina camminando sulle acque, dopo che i barcaioli si erano rifiutati di portarlo sulla riva opposta perché non aveva i soldi per pagare il trasbordo.
Dedicato alla figlia Cosima, ebbe come fonte di ispirazione un quadro di Eduard Jakob von Steinle (artista appartenente al gruppo di pittori romantici tedeschi definiti “Nazareni”, per la loro vita ascetica e per la lunga chioma che li contraddistingueva), donato a Liszt dalla principessa Carolyne zu Sayn-Wittgenstein.
Per quanto riguarda il lato interpretativo, Ingrid Carbone affronta le diverse composizioni con la precisa intenzione di non eccedere in quel virtuosismo che, pur essendo indubbiamente fra le principali peculiarità della produzione lisztiana, finisce spesso con l’offuscare il resto, e punta su tutta una serie di sfumature, presenti ma sovente ignorate, frutto anche di approfonditi studi preliminari.
Non è un caso, inoltre, che i diversi brani vengano proposti in ordine cronologico, per testimoniare l’evoluzione del pensiero lisztiano.
Un vero peccato, quindi, che una registrazione non all’altezza vanifichi in parte le interessanti concezioni alla base del lavoro della Carbone, in quanto le sonorità del pianoforte Bechstein modello A-228 appaiono estremamente ridondanti, al punto che solo un ascolto a volume piuttosto basso fornisce, seppure in maniera incompleta, un’idea dell’approccio esecutivo.
Ricordiamo, infine, il breve ma esauriente libretto di accompagnamento, curato dalla pianista Chiara Bertoglio, altra figura eclettica, in quanto spazia dalla musica alla teologia, e quindi molto indicata a stilare le note introduttive su brani che coinvolgono la sfera religiosa.
In conclusione un disco che, al di là dei problemi tecnici, fa emergere una musicista brava e preparata, alla quale auguriamo di proseguire nel migliore dei modi una carriera già ricca di soddisfazioni.

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