“Franz Schubert: L’enchantement retrouvé” – Recensione CD di Glyn Pursglove in Musicweb Magazine di Settembre 2020
Aprile 22, 2024

Glyn Pusglove recensisce il secondo CD di Ingrid Carbone “Schubert: L’enchantement retrouvé”.

Queste due serie di klavierstücke di Schubert hanno molte cose in comune. Il primo è che ogni serie porta un titolo probabilmente inventato da un editore, piuttosto che scelto da Schubert; e ciascuno di questi titoli è inappropriato. Negli anni venti dell’Ottocento la parola improvvisato avrebbe creato aspettative, nelle parole di John Daverio, di qualcosa “sulla falsariga dei pezzi da salotto alla moda per pianoforte prodotti in quantità considerevoli durante i primi decenni del diciannovesimo secolo dal compositore ceco Václav Jan Tomášek e il suo allievo Jan Václav Voříšek […] questi erano fatti su misura per pianisti dilettanti che potevano affrontare una certa quantità di passaggi appariscenti ma non molto difficili. Gli improvvisati di Schubert sono di un ordine completamente diverso; espressi per la maggior parte in forme più ampie, hanno posto agli esecutori e agli ascoltatori sfide molto più grandi degli affascinanti pezzi di carattere di Tomášek e Voříšek” (“Un altro bellissimo ricordo di Schubert”: Schumann’s Critique of the Impromptus D.935′, The Musical Quarterly, 84:4, 2000, pp. 604-18). Non sorprende che Schumann (in una recensione su Neue Zeitschrift für Musik (14 dicembre 1838) abbia osservato (con riferimento a D.835, sebbene il commento sia altrettanto appropriato per quanto riguarda D.899) “Non riesco a credere che Schubert chiamava davvero questi movimenti ‘improvvisati’”.

Il suono registrato è ottimo in ogni sua parte (il tecnico del suono è Marcello Malatesta) e cattura molto bene le sfumature timbriche del Bechstein Model D suonato dalla Carbone.

Nel corso degli anni ci sono state parecchie registrazioni illustri di questi dieci pezzi straordinari – mi vengono in mente nomi come Schiff e Brendel, Pires e Orkis o, più indietro, Schnabel e Fischer. Questa nuova registrazione non merita un posto in quella compagnia esaltata. Ma è certamente una registrazione molto bella – tra le migliori nuove registrazioni di questi lavori che ho ascoltato negli ultimi anni; e, è bene ricordarlo, questo è solo il secondo CD di Ingrid Carbone. Il suo primo, Franz Liszt: Les harmonies de l’esprit (Da Vinci Classics, DVC 00144), l’ho ascoltato solo su un servizio di streaming attraverso gli altoparlanti del mio computer, ma anche quello sembra impressionante. Il minimo che si possa – si dovrebbe – dire è che Carbone è già una pianista molto esperta e dotata di reale intuito, e che mostra segni promettenti di diventare un’artista ancora più notevole e importante. Carbone è una giovane artista straordinaria e le sue capacità chiaramente non si limitano al pianoforte. All’età di 21 anni si laurea con lode in Matematica presso l’Università della Calabria. Da allora ha insegnato matematica nelle università italiane, ha tenuto relazioni a convegni di matematica ed è professore assistente di matematica presso l’Università della Calabria. Una rapida ricerca in biblioteca ha rivelato suoi articoli su riviste internazionali molto apprezzate come Applied Mathematics and Computation, Journal of Mathematical Analysis and Applications e Journal of Approssimation Theory. Carbone porta nelle sue esibizioni al pianoforte una mente che spazia oltre la musica. Sospetto che varrà davvero la pena guardare la sua futura carriera (come pianista!).

Leggi la recensione (in inglese) su Music Magazine>>

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