Aart van der Wal ha recensito il terzo CD di Ingrid Carbone “Liszt: Le sentiment de la Nature”.
Non oso dire che Franz Liszt sia un compositore sottovalutato, ma dico che oggigiorno si dà troppa importanza al carattere ampolloso della sua musica. È evidente che ne porta le tracce evidenti (non senza motivo i nazisti utilizzarono l’inizio di Les Préludes per il loro cinegiornale settimanale di propaganda di guerra Die Wochenschau, che era un’uscita obbligatoria in tutti i cinema), ma la sua opera è troppo vasto e troppo diversificato per essere ignorato. Considero addirittura le opere per pianoforte di Liszt tra le più ricche e varie della letteratura pianistica occidentale, con tutte le qualità ad esse associate, come, senza un ordine particolare, il travolgente, incantevole, energico, virtuoso, contemplativo, lirico, inventivo, maestoso, scintillante, panoramico, sfaccettature poetiche e appassionate che spesso si svolgono in poche battute. Poi ci sono le sue altrettanto inimitabili opere per pianoforte tardi con il loro linguaggio sonoro raffinato e che forniscono già un importante passo avanti rispetto a ciò che sarebbe avvenuto solo tre decenni dopo: l’addio al tardo Romanticismo. con l’ingresso della tonalità libera, culminante nella Seconda Scuola Viennese (che un secolo dopo è ancora considerata ‘moderna’).
«Non si tratta di “esattamente come dovrebbe essere” (questo distruggerebbe dopotutto l’immaginazione!), ma di una ricerca perfettamente riuscita del grado di libertà che dà a questa musica nuovi impulsi.»
«Mi sono accuratamente assicurato che il punteggio le concorda.»
«Non si tratta più solo di “suonare bene”, ma di interpretare in base al proprio vocabolario musicale costruito con cura insieme alla conoscenza e all’esperienza acquisite.»