Giorgio Vitali intervista Ingrid Carbone su Famiglia Cristiana per parlare del legame fra musica e matematica.
acro e profano. Matematica e musica. Speculazione pura ed emozioni. Di tutto questo parla Ingrid Carbone, pianista cosentina pluipremiata, ma anche docente di Matematica all’Università della Calabria. Ed il rapporto fra matematica e musica, si sa, è un rapporto millenario: specie se si considera la musica come armonia della sfere discesa sulla terra. Ma per Ingrid Carbone entrambi gli ambiti sono stimolo per domande, risposte, emozioni, conoscenza.
“Ho iniziato a suonare il pianoforte quando i miei me ne hanno regalato uno in quarta elementare. Loro non erano musicisti, anche se mia madre era una melomane. Poi la media l’ho fatta in Conservatorio. L’esame per l’ottavo anno l’ho passato quando ho fatto la maturità allo scientifico.”
Ingrid contemporaneamente ha sviluppato la sua passione per la matematica, laureandosi a 21 anni. Viene spontaneo chiederle che tipo di relazioni legano i due interessi, fra l’altro molto impegnativi:
«Certo, il rapporto fra matematica e musica c’è da sempre, e basterebbe citate Bach. E parte della musica di oggi è una forma di ricerca di formule: ma non ne ho la propensione e l’impressione è che si tratti di costruzioni intellettuali. Direi soprattutto che un musicista è un ricercatore della musica, un matematico è un indagatore dell’oltre. Ma in entrambi i casi si tratti di strumenti per arrivare a conoscere e a conoscerci. Per esempio per quanto riguarda l’attività accademica mi occupo di ricerca e didattica, ma nell’insegnamento non voglio spersonalizzare i contenuti. Per cui la matematica è una base di partenza per esprimermi anche sull’attualità, sui valori, sui dubbi che devono animare dei giovani che sono convinti di avere solo certezze. Così come nella musica cerco le risposte: e le trovo nel passaggio dal suonare, cioè dall’imparare un pezzo tecnicamente, all’interpretare, cioè al farlo mio.” È da questa duplice esperienza che nascono le sue conversazioni-concerto? “Sì, nascono proprio dalla mia attività didattica: ho scoperto il piacere di parlare al pubblico, di far conoscere quello che sto per suonare, non limitandomi ad una visione didattica, storica».